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Immaginare di essere avvolti da un silenzio carico di attesa, mentre le luci si abbassano e il sipario si alza, rappresenta l’inizio di una straordinaria esperienza. È in questo momento che la magia della danza prende vita, un linguaggio universale che supera ogni barriera.
Roberto Bolle, il ballerino che ha conquistato il mondo, racconta come il viaggio e la danza siano intrecciati in un’unica, straordinaria esperienza. Ogni sua performance è un passo verso l’ignoto, un modo per comunicare senza parole, per condividere emozioni e storie che vanno oltre il palcoscenico.
La danza come sfida personale e collettiva
«La danza è come il viaggio», afferma Bolle, senza esitazioni. Con il suo talento unico, ha saputo unire il ruolo di étoile al Teatro alla Scala e Principal Dancer dell’American Ballet Theatre, dimostrando che la danza è una continua sfida con se stessi. Tuttavia, non si tratta solo di tecnica; è anche un atto di generosità verso il pubblico.
La sua missione di diffondere bellezza e grazia è evidente nei tanti palcoscenici che calcano: da teatri storici a piazze affollate, ogni tappa è un’opportunità di connettersi con gli altri.
Inoltre, la danza rappresenta per Bolle un modo per educare le nuove generazioni. Durante l’ottava edizione di OnDance a Milano, ha condiviso la sua passione con i giovani, trasmettendo non solo le tecniche ma anche i valori di dedizione e disciplina. «La danza è un percorso da fare passo dopo passo, senza scorciatoie», ripete, sottolineando l’importanza della perseveranza in ogni viaggio, sia esso fisico che interiore.
Il potere del viaggio e la scoperta di sé
Ogni anno, per il suo compleanno, Bolle si regala un viaggio. Questo piccolo rito lo porta a esplorare nuove culture e esperienze. «Viaggiare da solo è un modo per ritrovare me stesso», confida, rivelando come queste esperienze arricchiscano la sua arte. Questo amore per il viaggio lo ha portato a destinazioni come San Francisco, Marrakech e Madrid, dove ha potuto immergersi in atmosfere diverse, assaporando la vita in ogni sua sfumatura.
Questo desiderio di esplorare il mondo non si limita ai confini geografici; Bolle ha scoperto che la danza è un linguaggio che parla anche attraverso il corpo. «In paesi stranieri, dove non parlavo la lingua, la danza mi permetteva di comunicare e di sentirmi connesso», racconta. In ogni movimento c’è una storia, un legame con il luogo e con le persone che si incontrano lungo il cammino. Per lui, la danza è stata ed è un viaggio di conoscenza, di consapevolezza e di scoperta continua.
Il legame con le radici e il futuro
Nonostante il suo successo internazionale, Bolle mantiene un forte legame con le proprie radici. La chiesa di San Michele in Insula a Trino Vercellese rappresenta per lui un rifugio, un luogo carico di ricordi e affetti. «È un luogo di spiritualità, pace e silenzio», spiega, rievocando l’importanza della sua infanzia e della formazione artistica ricevuta. Milano, la città che lo ha accolto e cresciuto, continua a essere un punto di riferimento per il suo percorso artistico. Qui ha trovato opportunità e stimoli che l’hanno aiutato a diventare l’artista che è oggi.
Guardando al futuro, Bolle ha fondato la sua fondazione, un progetto che mira a trasmettere i valori della danza alle nuove generazioni. «Voglio contribuire alla formazione e all’educazione attraverso l’arte», afferma, consapevole di quanto la danza possa influenzare positivamente le vite dei giovani. Ogni viaggio, ogni performance, ogni lezione è un passo in avanti verso la creazione di un legame duraturo tra arte e comunità.
La danza, come il viaggio, è un’esperienza che arricchisce l’anima. Roberto Bolle invita a scoprire e riscoprire questo mondo, lasciandosi trasportare dalle emozioni e vivendo ogni momento come un’opportunità di crescita personale. Dopo tutto, il palato non mente mai: ogni danza, come ogni viaggio, è un assaggio di vita.



