Ghetto ebraico di Venezia: tutto quel che c’è da vedere e la sua storia

Il 29 marzo 1516, la Repubblica veneta creò il primo ghetto su una piccola isola del sestiere nord-occidentale di Cannaregio. I residenti furono cacciati e sostituiti in una settimana dagli ebrei già presenti a Venezia. Questo era un periodo in cui la città era già una grande potenza commerciale e cercava, in ogni modo, di conservare i rapporti con tutti.

Gli ebrei di Venezia trovarono quindi un posto sicuro per vivere nonostante le restrizioni a loro imposte e poterono fuggire dalla persecuzione in Europa centrale. Costruirono due sinagoghe nel ghetto: la Scuola Grande Tedesca e la Scola Canton. La Repubblica veneta sfruttò tutti i vantaggi economici derivanti da quest’insediamento aumentando vertiginosamente il costo dei servizi offerti.

La popolazione crebbe con l’arrivo degli ebrei Marrani, espulsi dalla Spagna e dal Portogallo quando rifiutarono di convertirsi.
Le condizioni di vita erano difficili. Le stanze potevano essere raggiunte solo attraverso gli spazi abitativi di altre famiglie, le porte erano sbloccate all’alba e bloccate dal tramonto e tutti i residenti dovevano indossare cappellini gialli o un distintivo. Per quei tempi, Venezia poteva definirsi tollerante perché gli ebrei non furono costretti a convertirsi e il ghetto divenne un luogo di studio. Erano ammessi prestiti monetari e vendita di alcune merci, come gioielli e pellicce, e furono create sinagoghe. Tutto ciò influì decisamente sulla formazione della cultura veneta e sulla sua lingua.

Nel 1797 la malattia, la guerra e la politica avevano ridotto la popolazione del ghetto a 3.000 abitanti. Le truppe di Napoleone posero fine alla Repubblica di Venezia e al ghetto eliminando ogni discriminazione. I più poveri rimasero nel ghetto, ma molti altri partirono per altre parti della città, dove si integrarono, acquistando palazzi sul Canal Grande e partecipando alla vita politica.

Le leggi razziali in Italia nel 1938 colpirono drammaticamente la comunità ebraica. Dopo l’arrivo delle truppe tedesche nel 1944, gli ebrei veneziani di tutte le età furono riuniti nel campo centrale del ghetto e da qui furono deportati. Un monumento commemora oggi questo vergognoso avvenimento: i suoi sette bassorilievi di bronzo, creati da Arbit Blatas, un artista ebreo lituano, sono dedicati ai sei milioni di vittime dell’Olocausto. I pannelli sono montati su un muro sotto il filo spinato lasciato dai tedeschi. Oggi ci sono circa seicento ebrei a Venezia.

Nel Ghetto Novo c’è il Museo Ebraico, che non può considerarsi un semplice spazio espositivo ma un museo diffuso veramente unico nel suo genere. Si trova tra le due più antiche sinagoghe veneziane ed espone esempi molto importanti di oreficeria e di tessuti, creati tra il XVI e il XIX secolo. Inoltre il museo offre inoltre un’ampia selezione di libri e manoscritti antichi e di alcuni oggetti utilizzati nei momenti più importanti della vita civile e religiosa della comunità.

Ghetto di Venezia: dove mangiare

Per mangiare qualche specialità gastronomica ebraica, fermatevi da Gam Gam Goodies, l’ultimo ristorante della città che prepara piatti della tradizione ebraica oppure alla Forneria Volpe. Qui potrete mangiare dolci, biscotti fatti a mano o le cosiddette “recie de Aman”, cioè dei fagottini di pasta frolla farciti con marmellata, semi di papavero e mandorle.

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