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Un’analisi delle Bandiere Nere 2025
Ogni anno, Legambiente si impegna a monitorare la situazione ambientale delle Alpi, evidenziando sia le buone pratiche che le cattive gestioni. Nel 2025, l’organizzazione ha assegnato 9 Bandiere Nere, un segnale preoccupante che indica come alcune amministrazioni locali stiano compromettendo l’ecosistema alpino con decisioni discutibili.
Queste bandiere rappresentano casi emblematici di cattiva gestione del territorio, cementificazione selvaggia e opere dannose per l’ambiente.
Il Friuli-Venezia Giulia in evidenza
Tra le regioni colpite, il Friuli-Venezia Giulia si distingue per aver ricevuto ben 3 Bandiere Nere. Un caso emblematico è quello del Comune di Groscavallo, dove si intende costruire un’infrastruttura in un vallone di grande valore paesaggistico.
Questa decisione è stata giudicata non solo inutile, ma anche pericolosa, considerando il rischio idrogeologico della zona. Inoltre, la ASUC di Fisto e la Commissione Tutela del Paesaggio di Trento hanno ricevuto una bandiera nera per l’approvazione di un Après-ski bar a Madonna di Campiglio, un’area di grande pregio naturalistico.
Le conseguenze delle cattive pratiche
Le Bandiere Nere non sono semplici segnali di bocciatura, ma rappresentano un campanello d’allarme per la gestione del territorio. In particolare, il comune di Predoi in provincia di Bolzano ha mostrato una resistenza alla creazione del Parco naturale Vedrette di Ries-Aurina, contravvenendo alle politiche europee per la tutela della biodiversità. Questo atteggiamento non solo mina la protezione di aree preziose, ma mette a rischio anche gli equilibri ecologici. Infine, Cortina d’Ampezzo ha ricevuto una bandiera nera per la cabinovia Apollonio–Socrepes, un progetto che ha un impatto ambientale significativo nel cuore delle Dolomiti, già fortemente urbanizzate.