Isola Martana, Bolsena: informazioni e curiosità

Storie e leggende sull'isola Martana, sul lago di Bolsena, nel Lazio.

L’isola Martana, sul Lago di Bolsena, è un luogo affascinante ricco di storia e di curiosità tutte da scoprire. Vediamo, quindi, cosa visitare e cosa c’è da sapere su questa meravigliosa isola del Lazio.

Isola Martana, Bolsena

L’isola Martana, che prende il proprio nome dal vicino paese di Marta situato di fronte, è un’isola molto suggestiva dal punto di vista paesaggistico.

Situata nella parte meridionale del lago di Bolsena, all’interno del territorio comunale di Marta, si presenta con una particolare forma a spicchio di luna.

Tuttavia, nonostante le sue piccole dimensioni, questo fazzoletto di terra e scogli è ricco di storia millenaria e di memorie illustri.

Infatti, lo storico Pennazzi sostiene che verso il 303 d.C., sotto Diocleziano, nell’isola avrebbe subito il martirio Cristina, la figlia di Urbano prefetto di Volsinii. Il corpo della fanciulla, sepolto nelle catacombe di Bolsena, venne poi trasportato di nuovo sull’isola nel 410 d.C. durante le incursioni dei Visigoti e poi dei Longobardi per sottrarlo alla profanazione. Inoltre, nel 1084, durante il pontificato di Gregorio VII, la contessa Matilde di Canossa sbarcò sull’isola per prendere i resti mortali di S. Cristina e trasferirli a Bolsena dove fece costruire una chiesa in suo onore. Fu, poi, lo stesso papa Gregorio VII, giunto appositamente alla Martana, ad effettuare la ricognizione delle reliquie.

Ma non è tutto.

Infatti, nel 535 d.C. l’isola fu teatro del barbaro assassinio di Amalasunta, regina dei Goti e figlia di Teodorico, qui tenuta prigioniera e poi fatta uccidere dal cugino-marito Teodato.

Ma sono tante le storie e le leggende legate a questa suggestiva isola.

Storia

Amalasunta, in gotico Amalaswintha, fu regina dei Goti e l’unica figlia di Teodorico, re degli Ostrogoti. Questa era una donna di grande intelligenza, vedova del nobile Eutarico Cillica da cui aveva avuto due figli: Matasunta e Atalarico, quest’ultimo designato dall’avo quale erede al trono. Morto Teodorico nel 526 d.C., data la minore età del figlio, Amalasunta assunse la reggenza che segnò un ritorno alla politica dei migliori anni del regno di Teodorico.

I Goti, che non accettavano il governo di una donna, avversavano la politica di Amalasunta che mirava a mantenere in equilibrio le due componenti etniche del regno. I Goti si opposero all’educazione romana data ad Atalarico e reclamarono la formazione e la cura del giovinetto. Spinto ad una vita sregolata, l’adolescente, già costituzionalmente debole, ne ebbe la salute immediatamente compromessa. Il 2 ottobre 534 Atalarico morì, lasciando la madre priva di qualsiasi diritto. Ma dopo il matrimonio, Teodato assunse pieni poteri e con l’appoggio degli Ostrogoti mirò a sbarazzarsi di Amalasunta.

Propose così alla regina un viaggio “politico” attraverso la Toscana fino a Roma. Tuttavia, mentre percorrevano la Cassia, tra Bolsena e Montefiascone, Amalasunta cadde in un agguato organizzato dal marito. Fu rapita e, con una barca, trasportata all’isola Martana, nel lago di Bolsena dove restò relegata fino al 30 aprile 535, quando dei sicari la uccisero.

Leggende

La sua morte, carica di mistero, ha alimentato da sempre leggende a fosche tinte tra le popolazioni intorno al lago di Bolsena. Gli anziani del posto raccontano che dopo la sua morte il corpo di Amalasunta fu messo in una carrozza d’oro e seppellito sulla terraferma in uno dei sette colli posti davanti all’isola.

Secondo queste storie, pare che nelle notti di luna piena il suo fantasma aleggi ancora attorno alle rocce e alle acque dell’isola Martana. Inoltre, molti pescatori di Marta affermano che durante giornate di forte tramontana, vicino l’isola Martana sia possibile ancora udire le urla strazianti della regina dei Goti.

Si narra anche di una strada che collegava anticamente l’isola Martana alla terraferma e che era solita essere percorsa dalla regina. A questa strada, infatti, è stato dato il nome di “strada di Amalasunta” proprio in onore alla regina.

Condividi