La grande illusione – Guida completa

Immaginatevi un'opera d'arte, un capolavoro, che si erge fiera nello spazio di un museo, mentre voi, con la vostra vita monotona, vi aggirate tra le gallerie...

Immaginatevi un’opera d’arte, un capolavoro, che si erge fiera nello spazio di un museo, mentre voi, con la vostra vita monotona, vi aggirate tra le gallerie, come fantasmi in cerca di un senso. La mostra “Luce dall’Italia: da Fattori a Morandi”, che si tiene a Riga, è un tentativo disperato di risvegliare l’interesse per l’arte, ma chi credete che se ne freghi? I veri appassionati di viaggi sono più interessati a trovare il cocktail perfetto in una località esotica che a contemplare la luce catturata su una tela.

Ma andiamo avanti, perché la cultura ha sempre il suo fascino, giusto?

La grande illusione

Si parla di ben 74 opere provenienti dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze, un’ossessione per l’arte che sfida la logica. Sì, perché chi ha voglia di viaggiare fino in Lettonia per vedere le stesse opere che potrebbe ammirare a casa sua? Ma questo è il punto, non è vero? La Grande Sala delle esposizioni del museo lettone si prepara a ospitare una collezione che, secondo i comunicati stampa, “riflette i principali movimenti dell’arte italiana”.

E chi se ne frega di questi movimenti? La gente vuole selfie e storie da postare, non lezioni di storia dell’arte.

Una mostra che sa di déjà vu

La selezione include opere dei Macchiaioli, Divisionismo, Simbolismo… tutta roba che sa di già visto. E ora, con questa nuova mostra, si cerca di ricucire un dialogo tra l’arte italiana e quella lettone.

Ma davvero? Mentre i lettori si chiedono se vale la pena di affrontare il viaggio, le immagini di piatti prelibati da assaporare in una trattoria locale stuzzicano la mente. Un artista lettone che si fa un viaggio in Italia per studiare i Maestri antichi è un’immagine poetica, ma chi ha davvero voglia di sentirsi ispirato mentre si sorseggia un vino scadente al tavolo di un bar?

Un’arte che deve colpire

In questa mostra, i nomi che spiccano sono quelli di Giovanni Fattori, Telemaco Signorini e Giorgio de Chirico, ma chi li conosce veramente? Le opere sono messe in dialogo con artisti lettone come Kārlis Hūns e Jūlijs Feders. Che bello! Una vera festa per gli amanti dell’arte, mentre la maggior parte della gente è più interessata a chiacchierare sul nuovo ristorante aperto in città.

Un programma ricco di eventi

E come se non bastasse, ci sono anche eventi correlati! Letture scientifiche intitolate “Luce dall’Italia”. Che idea geniale! Perché non organizzare anche un seminario su come non addormentarsi mentre si legge un saggio sull’arte? Il pubblico, ormai assuefatto da social media e binge-watching, ha bisogno di un vero colpo di genio per restare sveglio.

Una conclusione aperta

E così, mentre il mondo continua a girare, tra un caffè e un aperitivo, la mostra resterà lì, un monumento all’arte, un’arena per dibattiti che nessuno vuole realmente affrontare. Dunque, chi avrà voglia di scoprire cosa significa “luce” in un contesto artistico? Magari, un giorno, mentre si sorseggia un cocktail in riva al mare, qualcuno deciderà di dedicare un pensiero a queste opere. Ma fino ad allora, rimarranno solo un eco lontano, un’eco di cui il mondo, in tutta la sua frenesia, non ha bisogno.

  • Un viaggio in Lettonia per l’arte? Perché non per un drink?
  • Opere che si sprecano, ma chi se ne frega?
  • La luce? Meglio quella del sole sulla spiaggia!

Alla fine, la ricerca della luce è solo un pretesto per evadere dalla realtà. E chi ha voglia di evadere, quando c’è un mondo di cocktail da esplorare?

Scritto da Staff

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