A Ferrara, una mostra per riscoprire la pittura degli affetti

Apre a Ferrara, città degli Estensi, una mostra dedicata alla "pittura degli affetti", che per protagonisti ha poveri e bisognosi.

Per tutti gli amanti dell’arte e della cultura, nel 2019 c’è un motivo in più per visitare la città di Ferrara, nota per essere la patria dell’Ariosto e della famiglia degli Estensi. In apertura quest’anno c’è infatti una nuova mostra di opere pittoriche, incentrata sul tema dei più poveri ed esclusi della società.

Ferrara, città di arte e storia

Ferrara è una meta imprescindibile per chiunque ami la storia e la cultura italiana, perché fra la fine del Cinquecento e l’inizio del Settecento la città fu la capitale del ducato degli Estensi e i resti di questo periodo storico sono ancora presenti, non soltanto sotto forma di reperto da museo, ma anche sotto forma di edificio.

Camminare per le vie del centro è per questo un’emozione rara, in grado quasi di trasportare in un’altra epoca. Quale città migliore quindi per una mostra d’arte risalente a quel tempo?

Non tutti lo sanno, ma in epoca medievale – oltre al filone della pittura celebrativa, che veniva commissionata ai vari artisti per mostrare la gloria e la potenza della casata o della famiglia – esisteva anche una corrente di soggetti pittorici differenti: mendicanti, malati, poveri e orfani erano protagonisti dei quadri esposti in chiese, cappelle ed istituti religiosi. L’intento era quello di mostrare i valori della solidarietà e dell’impegno verso coloro che, a causa della propria condizione, erano stati emarginati dalla società.

Per riscoprire questo volto meno noto della pittura seicento-settecentesca si può visitare la mostra “Dipingere gli affetti“, aperta al pubblica dal 26 gennaio al 26 dicembre 2019 nell’Ala Sud e nei Camerini del Principe del Castello Estense di Ferrara. Si tratta di una collezione piccola – appena 54 opere, di cui 34 appena restaurate – ma “significativa, con cui si cerca di raccontare un’ altra storia, seguendo una piccola geografia della solidarietà” afferma il curatore, Giovanni Sassu.

Infatti, all’epoca aiutare i più bisognosi non era soltanto espressione di fede religiosa, ma aveva anche una ragione pratica, perché aiutava ad allentare i contrasti sociali e a migliorare il benessere collettivo: strade libere da poveri e mendicanti erano strade più sicure per il resto della popolazione. Anche per questi motivi si comprende perché la famiglia degli Estensi fosse molto impegnata nel campo del sociale, facendosi promotrice nel 1572 della costruzione di un Conservatorio in supporto di giovani orfani e prostitute “pentite”.

La mostra “Dipingere gli affetti” vanta come opere di maggior pregio una pala d’altare dipinta dall’artista Scarsellino nel 1611, che presenta già i primi influssi di stile barocco e una tela simbolo del Manierismo emiliano, la Decollazione di S. Giovanni Battista, finalmente restaurata dopo 30 anni.

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