Trekking sull’Everest: dove si trova il campo base

Come arrivare al campo base dell'Everest, senza correre pericoli ed attraversando paesaggi stupendi, tra cime svettanti nell'aria tersa, ghiacciai multicolori e vallate spazzate dal vento.

Come fare trekking sull’Everest, la vetta più imponente del mondo? Leggete questo articolo e lo saprete a breve!

Everest: altezza e temperatura

Con i suoi 8 848 metri di altezza questa montagna ha da sempre atterrito ed allo stesso tempo attratto centinaia di alpinisti che, a partire dal 1921, nelle persone di George Mallory e Andrew Irvine, cercarono di ottenerne la cima svettante, anche se non si sa con certezza se ci riuscirono o meno.

La prima ascensione certificata avvenne, comunque, solamente più di trent’anni dopo, nel 1953, quando il neozelandese Edmund Hillary e lo sherpa Tenzing Norgay arrivarono in cima dal colle Sud e dalla cresta sud-est, dato che il versante nord era chiuso per problemi politici da parecchio tempo.

La temperatura, nei pressi della cima, giunge ad arrivare anche a -42, in inverno, come registrò la coraggiosa spedizione polacca che, nel 1980, scalò per la prima volta la cima durante il regno del “generale Inverno”: gli scalatori Wielicki e Cichy, infatti, raggiunsero la cima alle 14:25 del 17 Febbraio.

Il clima glaciale, però, non ha scoraggiato mai gli appassionati di alpinismo, come abbiamo visto prima e come possiamo vedere anche dalla storia di James ed Ashley, che lì sopra hanno addirittura detto il fatidico “sì”.

Come fare trekking sull’Everest

Il percorso del trekking classico, come oggi si è sviluppato, dopo anni di scalate e perfezionamenti del percorso, prevede lo start nella valle del Khumbu fino al campo base dell’Everest, e precisamente al belvedere del Khala Pattar a 5545 metri, con una durata di percorrenza di 17 giorni.

A scelta, si può variare il percorso salendo sull’Island Peak (6189 m) e ritornare per la valle del Chola, la regione dei grandi laghi di Gokyo, e scalare poi il Gokyi Ri (5350 m), con una durata di percorrenza leggermente superiore, cioè 21 giorni.

Il periodo in cui si può fare trekking, con associazioni professionistiche, è da marzo a maggio o da settembre a dicembre, mentre per i pernottamenti si possono usare gli hotel a Katmandu, i vari lodge o le tende dei trek. Per quanto riguarda i trasporti, gli aspiranti avventurieri potranno atterrare all’aeroporto di Lukla, unica città che consente l’accesso a questa zona dell’Himalaya.

Per rifocillarsi, i nuovi eredi di Hillary e Norgay possono utilizzare tranquillamente i ristorantini e i lodge che si trovano lungo il percorso, oppure consumare qualcosa al sacco, dopo aver fatto rifornimento in un piccolo market: la difficoltà del percorso, essendo un trekking di alta quota, è molto alta, e serve, ovviamente, un corretto apporto proteico.

Analizzando più dettagliatamente il percorso di trekking, dopo essere atterrati a Lukla, i camminatori si dirigeranno verso Phakding, con un percorso della durata di 2 ore e mezza. Volendo, i nostri alpinisti potranno anche arrivare a Jorsale, villaggio a 2740 m., con altre due ore circa, senza trattenersi troppo, però.

Da Phakding (o Jorsale) fino a Namche Bazar, infatti, ci vogliono ben cinque ore e, una volta arrivati, la giornata si può spendere visitando l’ospedale voluto da Hillary, l’albergo dei giapponesi, Shyangboche e Khumjung, dove c’è il tempio buddista con lo scalpo dello yeti, la fantomatica creatura mostruosa che si dice abiti questa montagna…

Dove si trova il campo base

Passando per Tingboche, Pperiche e Lobuche si arriva infine, dopo circa due giorni di cammino, a Gorak Shep, ai piedi dell’Ice Fall Qui, tra aprile e giugno, nasce il paese delle tende del Campo Base dell’Everest, di fronte a una stupenda cascata di ghiaccio che riflette in mille colori la luce del sole, più vicino che mai. Da lì, dopo il prolungamento per la notte, inizia il percorso all’indietro fino a Lobuche.

Come descritto nell’articolo, il trekking sull’Everest è un’esperienza unica ed irripetibile, che vi consentirà di arrivare quasi sulla cima della “Madre dell’Universo” (nome tibetano della montagna) ed avere tutto il mondo ai vostri piedi: che aspettate, quindi, prodi alpinisti? Zaino in spalla e in cammino!

Scritto da roberto volpe

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