La mostra ‘Magna Mater tra Roma e Zama’ esplora il culto della Grande Madre

Un'esplorazione della figura della Magna Mater attraverso la mostra al Parco archeologico del Colosseo.

La figura della Grande Madre, venerata per secoli in diverse culture antiche, è al centro di un progetto che unisce archeologia e mito. La mostra ‘Magna Mater tra Roma e Zama’, in corso al Parco archeologico del Colosseo, offre un’opportunità unica di esplorare le origini e le trasformazioni di questo culto attraverso l’arte e la storia.

La mostra, che si avvale della collaborazione con l’Institut National du Patrimoine Tunisien, è curata da un team di esperti e si propone di raccontare il ruolo fondamentale che la Magna Mater ha avuto nella società romana e oltre.

Le origini del culto

Il culto della Magna Mater ha radici profonde, che risalgono al culto frigio, prima di essere ufficialmente adottato a Roma nel 204 a.C.

Questo passaggio avvenne dopo il responso dei Libri Sibillini, che ordinò il trasferimento della sua immagine da Pessinunte al Palatino. Da quel momento, la figura della Grande Madre divenne un simbolo di salvezza e rigenerazione per la città di Roma. Sin dalla sua adozione, il culto si integrò nella religione di stato, dando vita a pratiche rituali e monumentali che si svilupparono nel corso dei secoli.

Il culto al Palatino

Il Palatino, cuore pulsante della vita politica e religiosa dell’Urbe, divenne il centro del culto della Magna Mater. Già in epoca repubblicana, si iniziarono a costruire aree sacre, che subirono importanti interventi architettonici durante l’età augustea e tra il I e il II secolo d.C. In questo contesto, il profilo sociale dei sacerdoti della dea si arricchì, includendo figure di rango e liberti imperiali, evidenziando così la connessione tra il culto e il potere centrale. Questo legame si mantenne forte fino all’affermazione del cristianesimo, quando il culto della Magna Mater iniziò a declinare.

Il sito di Zama e la cooperazione culturale

In Tunisia, il sito di Zama rappresenta un importante punto di riferimento per la storia antica, in quanto fu teatro di una battaglia cruciale durante la seconda guerra punica. Tuttavia, Zama era anche la capitale della Numidia, una regione la cui importanza precedette la romanizzazione. Attraverso la mostra, i visitatori possono scoprire non solo la storia di Zama, ma anche come questo sito si inserisca in un contesto più ampio di interscambio culturale tra Italia e Tunisia. Grazie al piano Mattei per l’Africa, la mostra offre uno spaccato della storia e della cultura della regione, presentando dati scientifici e tecnici che arricchiscono la comprensione del patrimonio condiviso.

Un ponte tra culture

La mostra ‘Magna Mater tra Roma e Zama’ non è solo un’esposizione di reperti, ma un vero e proprio ponte tra culture e memorie antiche. Attraverso un percorso espositivo che si snoda in sei sedi del Parco archeologico, i visitatori possono immergersi nella storia del culto della Magna Mater, esplorando il legame simbolico e religioso tra il santuario africano e quello romano del Palatino. La sezione dedicata al Tempio di Romolo, ad esempio, presenta per la prima volta al pubblico le scoperte archeologiche di Zama Regia, mentre altre aree del Parco ampliano la prospettiva alle province dell’Impero, evidenziando la diffusione del culto della dea in tutto il Mediterraneo antico.

Un’esperienza immersiva

Attraverso installazioni multimediali e opere d’arte, la mostra riesce a restituire l’atmosfera unica della ritualità romana. Al Ninfeo della Pioggia, i visitatori possono vivere un’esperienza sensoriale che richiama i suoni e i gesti dei rituali antichi, mentre il Museo del Foro Romano presenta una selezione di opere che illustrano la fortuna iconografica della Magna Mater nei secoli. La mostra rappresenta quindi non solo una celebrazione della figura della Grande Madre, ma anche un’importante occasione di riflessione sulla storia e sull’archeologia, suscitando un interesse duraturo per il patrimonio culturale comune.

Scritto da Staff

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