Palermo: cosa vedere nei dintorni

Storia, cultura e beni UNESCO: i dintorni di Palermo riservano luoghi che nulla hanno da invidiare alle bellezze del capoluogo siciliano

Avere qualche giorno in più sulla scaletta di marcia permette di allargare un viaggio a Palermo anche ai luoghi, inaspettati, a pochi chilometri dal capoluogo siciliano.

Mete privilegiate per il turismo di massa, più che giustificato però come nel caso di Monreale, ma anche luoghi lontani dalle traiettorie scelte dai più, nonostante il sapore genuino e il bagaglio di storia che li anima.

I dintorni di Palermo: Monreale

Borgo arabo-normanno negli immediati dintorni di Palermo (dista meno di dieci chilometri), questa cittadina di quasi 40mila abitanti è nota nel mondo per la sua Cattedrale, che l’Unesco nel 2015 ha riconosciuto come luogo di interesse storico-culturale.

La meraviglia della Cattedrale di Monreale è soprattutto nei suoi mosaici: oltre 6.000 metri quadri di raffigurazioni in forma di mosaico, fatti realizzare da maestranze veneziane su stile bizantino e raffiguranti episodi tratti dall’Antico Testamento, dal Nuovo Testamento e dalle vite dei santi.
Al centro della chiesa, nell’abside, spicca il grande mosaico del Cristo Pantocratore che, illuminato dalla luce che proviene dalle vetrate, è un trionfo di oro e colori.

Piana degli Albanesi e Portella della Ginestra

Ha un nome siciliano (Chiana di l’Albanisi) e uno albanese (Hora e Arbëreshëvet), perché questo piccolo comune in provincia di Palermo costituisce la prima e più importante comunità arbëreshe della Sicilia, tanto che non solo la toponomastica ma anche gli atti ufficiali sono redatti in doppia lingua, come avviene per tutte le comunità che godono dello status di minoranza linguistica. Fondata nel 1488 da un gruppo di esuli albanesi in fuga dalle scorribande dovute all’invasione dell’Impero Ottomano, Piana degli Albanesi è riuscita, nei secoli, a conservare una forte identità delle proprie radici culturali: lingua, tradizioni, folklore e storia..

Piana degli Albanesi è anche tristemente ricordata per ciò che successe nel suo territorio, precisamente nella località montana di Portella della Ginestra, il 1° maggio maggio 1947. Qui la banda criminale di Salvatore Giuliano, bandito siciliano, sparò contro la folla di contadini riuniti per celebrare la festa dei lavoratori, provocando undici morti e numerosi feriti. La Strage di Portella della Ginestra, ancora oggi commemorata grazie a un suggestivo memoriale in forma di opera di land art, è considerata il primo eccidio di mafia dell’Italia repubblicana.

Cretto di Burri

Proseguendo da Piana degli Albanesi, vale la pena proseguire per un’altra mezz’ora di auto e raggiungere la più grande opera di land art italiana, memoriale de Terremoto del Belice del 1968.

Stiamo parlando del Cretto di Burri, opera incredibile che sul piano formale si compone di ventidue cubi di cemento bianco che rievocano la struttura della città di Gibellina, completamente rasa al suolo, e danno vita a un labirinto che può essere percorso camminando tra gli spazi che separano i blocchi e ricordano le antiche strade del paese.

Leggetene la storia, pazzesca, nata dalla chiamata dell’allora sindaco di Gibellina Ludovico Corrao, che riuscì a coinvolgere nella ricostruzione, e nel suo progetto, artisti, architetti, intellettuali e fotografi.

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  • Grazie per aver condiviso queste informazioni.
    spiegare così magnificamente la lingua, le tradizioni e la storia
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