Bologna, cosa vedere nella città di Lucio Dalla

Una "Parigi minore", confortevole, tra case e osterie: la Bologna vista con gli occhi di Lucio Dalla

“Io ci ho provato a vivere altrove, ma è sempre stato come tendere un elastico, alla fine dovevi mollarlo e mi catapultava lì.” Così descriveva la sua città natale il cantautore italiano scomparso nel 2012: per Dalla è stata quella città che sussurra al cuore, profondamente.

I suoi vicoli, portici, piazze parlavano al cantante, che metteva in musica la carica emotiva di Bologna.
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Dark Bologna

Affacciato alla sua finestra di Via D’Azeglio ha scritto una delle sue canzoni più belle. Bologna amava Lucio Dalla tanto quanto Lucio Dalla amava Bologna e lo si legge tra le righe di questa canzone, che ci accompagna in una passeggiata con la musica per i vicoli della città. Parla della mitica Pizza Altero in cui “c’è un barista buffo, un tipo nero”: è celebre pizzeria del centro, che con il tempo è diventata un tradizionale punto di riferimento per gli abitanti della città.

E ancora, i portici, da sempre patrimonio architettonico, culturale e simbolo della città insieme alle numerose torri. Non esiste in nessun’altra città al mondo un numero così elevato di porticati: 38 km complessivi solo nel centro storico. Sotto di essi si cela la vera essenza di Bologna, antiche botteghe e negozi. “Lungo l’autostrada da lontano ti vedrò, ecco là le luci di San Luca”: è il portico più lungo del mondo, che conduce fino al celebre Santuario della Madonna di San Luca, basilica Settecentesca ricca di storia e aneddoti, come la leggenda di Teocle, che narra di un pellegrino greco che in pin pellegrinaggio a Costantinopoli avrebbe ricevuto dai sacerdoti della basilica di Santa Sofia il dipinto, attribuito a Luca evangelista affinché lo portasse sul “monte della Guardia”, in cui si erge ora la chiesa. Bologna rivive insieme a Sirio e al Resto del Carlino in “Dark Bologna”

Piazza Grande

Si tratta di una piazza situata nel centro storico della città; al centro della piazza si trova un giardino pubblico in cui troviamo un mezzobusto di Camillo Benso di Cavour. Nel 1971 ispirò Lucio Dalla nel comporre il brano. Diversamente da come alcuni credono, la canzone, dedicata a un senzatetto, non si riferisce né a piazza Maggiore e nemmeno all’omonima piazza Grande di Modena, ma a questo luogo in cui il cantautore ha abitato da giovane. Piazza Grande è simbolo di ciascuno di noi.

L’anno che verrà

Quando poi la malinconia si fa sentire, Bologna decide di ricambiare il favore facendo splendere i versi de “L’anno che verrà” lungo tutta Via D’Azeglio. È un brano profondamente permeato di sano ottimismo e il messaggio più importante che ci lascia Dalla è che la vera novità dell’anno che sta per arrivare consiste nell’atteggiamento che assumiamo nei confronti dell’inesorabile scorrere del tempo. Le luminarie che illuminano il centro sono state poste proprio nella zona in cui abitava l’artista, che costeggia San Petronio. Al numero 15 c’è la casa di Lucio Dalla, rappresentazione di tutto quello che amava: arte, cinema, musica e fotografia. È un’immersione nel suo mondo, attraverso le stanze, i profumi e gli oggetti che la vivono. Si trova al piano nobile di un pregevole Palazzo Bolognese originario del ‘400 che all’inizio del ‘500 divenne di proprietà della famiglia Fontana. Tutte le stanze hanno un nome preciso, Studio Lucio, Stanza delle colonne, con affreschi neoclassici e Stanza Caruso, in cui si possono ammirare numerose opere tra le quali ritratti del cantante realizzati da amici.

Scritto da Alice Sacchi

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