Argomenti trattati
Alla Neue Nationalgalerie a Berlino prende forma l’universo di Nan Goldin, celebre fotografa e artista americana, con la mostra dal titolo “This Will Not End Wel”. Ecco le cose da sapere.
A Berlino la mostra di Nan Goldin, This Will Not End Well
Se siete diretti a Berlino, e siete amanti della fotografia, dovete sapere che fino al 6 aprile 2025, alla Neue Nationalgalerie c’è la mostra retrospettiva This Will Not End Well che celebra la fotografa e artista americana Nan Goldin, una delle figure più influenti dell’arte contemporanea. L’esposizione trasforma i racconti profondamente personali dell’artista in esperienze cinematografiche che ci invitano a riflettere sulle fragilità e sulla bellezza dell’esistenza umana.
La storia e l’arte di Nan Goldin
Nata a Washington D.C. nel 1953, Nan Goldin ha esplorato le profondità dell’esperienza umana. Le sue fotografie documentano l’intimità e le tensioni della vita quotidiana. The Ballad of Sexual Dependency ancora in mostra a Berlino, è la sua prima opera. Si tratta di una serie di circa 700 ritratti in sequenza uniti da una colonna sonora, e documenta la vita a Provincetown, nel Lower East Side di New York, a Berlino e a Londra, a partire dagli anni ’70 e ’80 fino ai giorni nostri.
Le fotografie di Nan Goldin esplorano un’ampia gamma di questioni sociali complesse e spesso sottovalutate e marginalizzate. La sua narrazione sociale si addentra in temi complessi come la tossicodipendenza, il lavoro sessuale, il suicidio, l’identità di genere, la salute mentale e l’AIDS, spesso documentando vite vissute ai confini della società. L’impegno sociale di Nan Goldin va oltre la sua produzione artistica.
La mostra a Berlino
La retrospettiva della Neue Nationalgalerie è la prima mostra in Germania a presentare l’opera di Goldin. L’esposizione è allestita in sei strutture diverse, progettate ad hoc dall’architetta Hala Wardé.
Primo dei sei capitoli della retrospettiva è Memory Lost (2019 – 2021): uno slideshow di circa 24 minuti che combina fotografie e registrazioni audio per tracciare un crudo ritratto della dipendenza da oppioidi. Poi c’è Sirens (2019 – 2020), in cui è invece il lato seduttivo ed inebriante dell’uso di droghe ad essere messo in risalto, rendendo al contempo omaggio alla top model Donyale Luna, morta tragicamente per un’overdose di eroina nel 1979.
Segue poi Sisters, Saints and Sibyls (2004 – 2022), proiettato su tre schermi in uno spazio che ricorda una cappella funeraria, un tributo alla sorella dell’artista, Barbara Holly Goldin, che si tolse la vita a soli 18 anni.
Poi lo slideshow Fire Leap (2010 – 2022), composto da una serie di fotografie dedicate ai figli degli amici della Goldin.
The Ballad of Sexual Dependency (1981 – 2022), il più celebre tra i lavori della Goldin, riunisce scatti realizzati tra New York, Provincetown, Berlino e Londra, tra gli anni Settanta e Novanta. The Ballad è il diario visivo dell’artista, tra amore e violenza.
Le fotografie, in The Other Side (1992 – 2021), diventano così intime testimonianze del passato e, al tempo stesso, dolorosi memoriali per chi non c’è più.