Visto Usa, per ottenerlo bisogna indicare i profili social

Dal 31 Maggio per viaggiare negli USA per più di 90 giorni sarà obbligatorio indicare i profili social.

Il Dipartimento di Stato e il Dipartimento di Sicurezza interna americani hanno intensificato i controlli e le regole per chi decide di entrare negli Stati Uniti per una permanenza non turistica più lunga di tre mesi. In allegato alla domanda per il visto infatti, i richiedenti dovranno indicare obbligatoriamente anche tutti i profili social posseduti, anche quelli che ormai non esistono più come ad esempio Google+.

Saranno esclusi solo coloro che fanno richiesta dell’Esta, l’autorizzazione elettronica al viaggio per gli Stati Uniti per motivi di transito o turistici (in realtà i profili social si possono già indicare in via facoltativa nell’Esta, una misura introdotta dall’amministrazione Obama). Il governo americano vuole conoscere molto bene chi deciderà di entrare nel loro paese per motivi di studio, lavoro o semplicemente per un viaggio più lungo di 90 giorni.

Profili social per ottenere il visto USA

Chiunque faccia richiesta di un visto immigrante o non immigrante per gli Stati Uniti dal 31 Maggio 2019 dovrà obbligatoriamente elencare i propri nomi utenti dei profili social che ha aperto negli ultimi 5 anni, anche se questi non esistono più. Questa novità riguarda chiunque debba riempire un modulo di autorizzazione Ds-160, Ds-260 e Ds-156. Da questo obbligo sono esclusi i visti diplomatici e altri tipi di autorizzazioni ufficiali.

Le piattaforme presenti nell’elenco sono circa una ventina e a queste si possono aggiungere facoltativamente anche i numeri di telefono e gli indirizzi email precedentemente utilizzati. Alcuni esempi di social network che vengono richiesti sono: Facebook, Twitter, LinkedIn, Instagram, YouTube, Vine e Google+ (ormai entrambe chiuse), Reddit, Ask.fm, Pinterest, MySpace e altre piattaforme come le cinesi Douban, Sina Weibo, QQ, Youku e la russa Vkontakte.

Questa nuova direttiva di dover indicare gli account aperti e gestiti negli ultimi cinque anni viene dall’esecutivo approvato da Donald Trump nel marzo del 2017 “Protecting the Nation from Foreign Terrorist Entry into the United States“. Il Presidente infatti aveva chiesto ai vertici della sicurezza del Paese di incrementare le procedure di controlli alle frontiere per la concessione di visti molto lunghi.

La causa del provvedimento

L’obbligo di presentare i social network personali all’inizio era rivolto solo a soggetti che erano transitati in territori ad alto rischio di terrorismo. Adesso invece è obbligatorio per tutti. L’agenzia di sicurezza americana potrà quindi controllare tutto quello che accade all’interno dei profili social, le foto che vengono pubblicate, i video, gli eventi a cui si è partecipato e perfino le posizioni politiche dei soggetti. Tutto ciò potrebbe essere visto come un’invasione della privacy e alcuni sostengono che ci potrebbero essere casi in cui il visto viene negato in base ad elementi personali e non attinenti alla sicurezza nazionale.

In base a una prima stima questa misura potrebbe riguardare circa 15 milione di persone. Secondo un ufficiale del dipartimento infatti questa decisione è stata presa anche perchè i social media, soprattutto negli ultimi anni, possono essere utilizzati come forum di attività e propaganda terroristica.

Le autorizzazioni Esta per entrare negli Stati Uniti sono momentaneamente escluse dall’obbligo di indicare i profili social a cui si è iscritti e sono destinate ai cittadini dei Paesi che aderiscono al Visa Waiver Program, tra cui l’Italia. L’Esta però ha una validità per un massimo di 90 giorni per soggiorno e di 180 in un anno. Nulla però impedisce che la situazione possa irrigidirsi in futuro.

Questo provvedimento ha suscitato molte proteste tra le organizzazioni che si occupano di diritti civili, a partire dalla American Civil Liberties Union che sottolinea come non esista alcuna certezza dell’efficacia del provvedimento. Inoltre è poco chiaro come, chi e cosa deciderà la valutazione dei social per concedere il visto.


Scritto da Alice Sacchi

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